C'era questo bellissimo passo di un
libro di Baricco, Novecento, che parlava dell'addio.
Novecento era un pargoletto abbandonato su un transatlantico
all'epoca del Titanic, praticamente.
Non sapendo nulla delle sue origini, non scese mai
dalla nave, che lo cullò fino a quando non si lasciò
uccidere dalle cariche esplosive utilizzate
per distruggere una nave ormai vecchia.
Come dice Baricco, Novecento era un gran
solleticatore d'avorio, bellissima metafora
per definire un pianista.
Incantava tutti i viaggiatori e lui, guardandoli,
aveva imparato tutto del mondo, senza mai esserci
stato. Nel passo a cui ripensavo, ricordo che, guardando degli
iceberg crollare sotto la luce del sole, aveva detto addio
alla meraviglia; e guardando morire un bambino
aveva detto addio a tutti quelli che non avrebbe mai
mai avuto, all'esperienza di padre che non sarebbe
mai arrivata.
E' da un po' di tempo che ho l'impressione di dire addio,
e che ripenso a quel passo, perché anche io
sto salutando per sempre qualcuno.
Ieri sera mi ha abbracciato ed io ho detto addio alle sue effusioni,
ho affondato il viso nel suo collo e detto addio al
profumo della sua pelle; ho incrociato i suoi occhi verdi
e ho detto addio pure a quelli.
Perché, anche se sai che una certa persona non è
quella giusta, dirle addio è sempre un casino.
Dal libro è stato tratto un bellissimo film,
non so perché non abbia avuto molto successo, ma io e mia mamma
abbiamo consumato la colonna sonora di Morricone.
Quello è il secondo concerto che non scorderò mai,
quello di Ennio Morricone.
Su Youtube ho trovato il libro recitato, il passo che vi dicevo
è da 1:26:09 a 1:32:08.